Sep 19, 2008

Arti marziali in Cina



Con la sua ricca tradizione, la Cina e´considerata da molti come la fonte predominante di idee e tecniche che hanno modellato tutte le arti marziali. Sfortunatamente la storia della arti marziali cinesi rimane saldamente avvolta in un velo di mistero e di leggenda. Alcuni ricollegano questa confusione all´attitudine di chi in Cina svolgeva mansioni di controllo, governative, nei riguardo dei praticanti di arti marziali.
Secondo un articolo del “Journal of Asian Martial Arts” in Cina la classe dei letterati aveva per tradizione un attitudine di irritazione nei confronti del combattimento fisico, che portava loro ad ignorarle. Ed in effetti, i praticanti di arti marziali, erano generalmente parte dello strato più basso della società cinese, spesso analfabeti furono incapaci di lasciare un qualsiasi documento scritto riguardo alla loro storia.
Agli occhi degli storici dell’epoca questi artisti marziali non erano solo persone appartenenti ad una casta socialmente inferiore alla loro, ma il più delle volte venivano semplicemente considerati poco più che criminali.
Questo tuttavia non sembra essere stata una regola da sempre, in antiche testimonianze di cui sono rimaste tracce, databili ai tempi della dinastia Zhou ( 1122-255 A.C. ) troviamo descrizioni di nobili impegnati nelle più svariate attività marziali : pugilato,lotta libera,scherma, tiro con l arco ed equitazione.
Il tiro con l arco divenne parte integrante delle convenzioni sociali volte ad assicurare l'armonia nella società dell epoca.
Tuttavia durante il periodo degli Stati Combattenti (403-221 A.C.), queste situazione mutò radicalmente e con essi i“giochi marziali”( scontri organizzati che assumevano caratteri rituali ) una volta tollerati ed socialmente accetati. Essi diventarono ad un tratto brutali, sanguinarie e ostili. Con il declino del governo dei Chou , I vari signorotti degli stati in cui la Cina era all'epoca frammentata, arruolarono come soldati di fanteria :agricoltori,mercanti,artigiani e contadini incominciando una loro personale guerra per la supremazia; molti di loro erano maestri nelle più arti da combattimento.



Bodhidharma
Per il monaco indiano, di cui si dice essere il fondatore della Boxe di Shaolin e il padre di tutte le arti marziali, la realizzazione della forza e dell’energia era una parte imprescindibile del suo percorso spirituale.

Ritenuto un membro della casta dei guerrieri, Bodhidarma ( D.C. 5-6 secolo ) portò, nel suo pelegrinaggio in Cina, un tipo di buddismo conosciuto oggigiorno come buddismo Zen ( Chan in Cina ) il quale propugnava come mezzi per l’illuminazione il controllo mentale e la meditazione.[20]
Dopo nove anni di meditazione, Bodhidarma trasmise ai monaci del tempio due trattati riguardo al rafforzamento del "Qi",i due classici sul Qigong :
l’Yi jin jing (Classico del cambiamento dei muscoli e dei tendini) e lo Xi sui jing (Classico della purificazione del midollo osseo).
Da quel momento in poi l’energia interna (Nei Jin) venne presa in considerazione per l’allenamento nelle arti marziali, chiarendo il fatto che oltre alla forza muscolare (Li) era necessaria una grande forza interna (Qi) per rendere efficaci e “potenti” le proprie tecniche marziali (sia negli stili interni che in quelli esterni. Non solo dal punto di vista filosofico le arti marziali cinesi ebbero nuova linfa da cui attingere, ma anche i movimenti vennero nuovamente codificati attingendo dalla profonda conoscenza che Bodhidarma aveva delle arti marziali indiane.

Tornando alla storia recente,dopo che i comunisti presero il potere, Mao compii un opera di progressivo annientamento di tutte le arti marziali, considerate reazionarie e simbolo di un passato feudale che la nuova Cina doveva eliminare dal suo DNA per poter rinascere, tutte tranne il Tai Qi Quan.
I monaci, vennero dichiarati indesiderabili, rieducati e chi ce la fece fuggi a Hong Kong o Taiwan.
Mao introdusse anche la pena di morte per chiunque avesse segretamente continuato a praticarle nonostante il divieto,molti maestri vennero perseguitati durante la Rivoluzione Culturale e le loro scuole vennero sciolte.

E´solo negli anni 70,dopo che Mao morì, cessando il periodo della rivoluzione culturale, almeno per come i cinesi la vedono, si incominciò a rivalutarle di nuovo per il loro contributo allo sport e alla salute.Negli anni successivi, tornando anche utili al governo di Pechino in cerca anche di nuove attrazioni per i danarosi turisti stranieri, vnnero intrapresi i restauri del tempio di Shaolin e l’ apertura progressiva di scuole di arti marziali:i monaci vi tornarono anche se giovani e inesperti dovettero sottostare ad un allenamento per re-imparare quello che avevano dimenticato sotto la rivoluzione maoista.

Nel 2006 ormai la città di Dengfeng nella provincia dello Henan venne definita dalla rivista Xinhua come “Il più grande villagio ‘marziale’ esistente al mondo” .
Dall’ inizio delle riforme infatti fino a questa cittadina rurale situata nello Henan, una delle provincie piu povere della Cina ha visto sorgere 83 scuole di arti marziali in cui si allenano piu di 50 mila studenti, tra cinesi e stranieri.

Ormai i monaci si mettono a vendere anche loro i manuali per imparare lo Shaolin,online.
Starting in the 70’s, it was decreed that China’s traditional martial arts had value after all, for sport and for healing. Once again, crowd pleasing techniques like high jumping kicks and fancy hand techniques were emphasized, and the faster, shorter, and more deadly techniques that couldn’t be appreciated from fifty yards away in a crowded stadium (or defended against in a real fight) were removed.
L´arte marziale più praticata in Cina ad eccezione del taekwondo e´ il Sanda o Sanshou (Sanshou fù il nome ufficiale addottato quando l’arte marziale venne formalizzata e standardizzata dal governo cinese ).





La storia del Sanshou includeva anche combattimenti a mani nude o combattimenti “lei tai” in cui tutto era ammesso e nessuna regola vigeva al suo interno. Il Sanshou cosi come si conosce oggigiorno ha nel suo interno molte tecniche del wushu tradizionale, incluse tecniche d´attacco e di “grappling”.
Il sanshou come pratica agonistica ebbe origariamente luogo nell’esercito attraverso i combattimenti che i militari organizzavano tra di loro, il cui scopo principale era quello di mettere al banco di prova le proprie conoscenze, tecniche e abilita´ marziali.
Le regole vigenti oggigiorno, negli incontri di Sanda, come l’uso dei guantoni e delle protezioni, vennero create sucessivamente: esse vennero usate la prima volta dal Kuomintang alla prima Accademia Militare a Wampoa negli anni ´20.[2]. Più avanti il metodo Sanda venne anche adottato dal Esercito di Liberazione Popolare della RPC.


La foto mostra un soldato cinese intento nel performare il tradizionale Qigong nelle eserictazione militari anti terrorismo sino-indiane "Hand-in-Hand 2007", organizzate nella provincia cinese dello Yunnan.










http://www.ironpalm.com/VPhistory.html
http://www.kungchido.com/om.htmhttp://english.peopledaily.com.cn/200608/11/eng20060811

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